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Perle dai libri #08



In Cielo, io cominciai a piangere. Che altro potevo fare? 
«Questa candelina era il segnalino che usava Susie per giocare a Monopoli» disse papà. «Io di solito gioco con il fiaschetto o a volte con il fungo. Lindsey con la donnina e quando gioca anche tua madre, vuole il vaso con la pianta». 
«Quella è una paperella?». 
«Sì, è una paperella». 
«La voglio io!». 
«D'accordo» disse mio padre. Era paziente. Aveva trovato il modo per spiegarglielo. Teneva il figlio sulle ginocchia e mentre parlava si sentiva addosso il suo corpicino, il suo peso così umano, così caldo e vivo. Questo lo confortò. «D'ora in avanti la paperella sarà il tuo segnalino. Qual è quello di Susie, te lo ricordi?». 
«La candelina» rispose Buckley. 
«Giusto, io sono il fiaschetto, tua sorella la donnina e tua madre la pianta». 
Mio fratello era concentratissimo. 
«Adesso mettiamo tutti i segnalini sul tabellone, va bene? Comincia tu e fallo anche per me». 
Buckley ne afferrò qualcuno e poi tutti gli altri, finché i segnalini non si trovarono tra gli Imprevisti e le Probabilità. 
«Adesso facciamo che gli altri segnalini sono i nostri amici». 
«Come Nate?». 
«Esatto, il tuo amico Nate sarà la mela. E il tabellone è il mondo. E se ora ti dico che ogni volta che lancio i dadi uno dei pezzi deve andare via, tu cosa capisci?». 
«Che non possono più giocare?». 
«Esatto». 
«E perché?» domandò Buckley. 
Sollevò lo sguardo su mio padre e mio padre trasalì. 
«Perché?» domandò mio fratello un'altra volta. 
Mio padre non voleva rispondere «perché la vita è ingiusta» oppure «perché le cose vanno così», ci voleva qualcosa di semplice, qualcosa che potesse spiegare la morte a un bambino di quattro anni. Circondò con un braccio i fianchi di Buckley. 
«Susie è morta» disse, incapace di farlo rientrare nelle regole di un gioco. «Lo sai cosa vuol dire?». 
Buckley allungò la mano e coprì la candelina con la mano. Poi guardò mio padre per vedere se era la risposta giusta. 
Mio padre annuì. «Tesoro, non vedrai più Susie. Nessuno di noi la vedrà più». Papà si mise a piangere. Buckley lo guardò negli occhi, ma non capì del tutto. 
Tenne la candelina sul suo cassettone finché un giorno sparì e nessuno la trovò più nonostante le innumerevoli ricerche. 

In cucina, mia madre finì il suo zabaglione poi, scusandosi, andò in sala da pranzo a contare l'argenteria, sistemando metodicamente i tre tipi di forchette, i coltelli e i cucchiai, in fila secondo la regola "a scalare" che le avevano insegnato quando lavorava da Wanamaker, il negozio di articoli per la casa, prima che io nascessi. Voleva una sigaretta e voleva sparire un po' dai suoi figli ancora vivi. 
«Perché non apri il regalo?» fece Samuel a mia sorella. 
Erano in piedi davanti al bancone, appoggiati alla lavastoviglie e al mobiletto con gli strofinacci e i tovaglioli. Nella stanza alla loro destra c'erano mio padre e mio fratello; in sala da pranzo, mia madre che pensava: Wedgwood Fiorentine, blu cobalto; Royal Worcester, linea Mountbatten; Lenox, linea Eternal. 
Lindsey sorrise e tirò il nastro bianco in cima alla scatola. 
«Il fiocco me l'ha fatto mia madre» disse Samuel. 
Lei strappò la carta blu e tirò fuori una scatolina di velluto nero. La tenne con cura nel palmo della mano. Su in Cielo, ero emozionata. Quando io e Lindsey giocavamo con le Barbie, Barbie e Ken si sposavano a sedici anni. Per noi c'era un unico vero amore nella vita; scendere a compromessi o riprovarci erano due concetti a noi ignoti.
«Aprilo» disse Samuel. 
«Ho paura». 
«Non devi». 
Le mise la mano sul braccio e... caspita, come mi sentii davanti a quel gesto! Vampiro o no che fosse, Lindsey era in cucina con un ragazzo carino! Questa sì che era una notizia, una notizia bomba, e a un tratto io sapevo tutto. Lindsey non mi avrebbe mai detto niente di queste cose. 
Il contenuto della scatola era scontato, deludente o miracoloso a seconda dei punti di vista: o scontato perché lui era un ragazzino di tredici anni, o deludente perché non era un anello di fidanzamento, o miracoloso. Samuel aveva regalato a Lindsey un mezzo cuore d'oro e da sotto la maglietta sportiva tirò fuori l'altra metà. La teneva appesa al collo con una cordicella di cuoio. 
Lindsey avvampò, e anch'io avvampai in Cielo. 
Dimenticai mio padre in soggiorno e mia madre che contava l'argenteria. Vidi Lindsey avvicinarsi a Samuel Heckler e baciarlo. Fu meraviglioso. Mi sentii quasi tornare viva. 


Amabili resti
Alice Sebold





Giudizio: 😊💓

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