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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Perle dai libri #125

Robert Miller si sedette di nuovo e iniziò a firmare le copie, io presi in disparte Adam. "Mayday, mayday," bisbigliai allarmato. Mi guardò sbigottito. "Ma se è andato tutto a meraviglia!" "Adam, non mi riferisco a quello: lei è qui," mormorai, accorgendomi che la mia voce tendeva pericolosamente al falsetto. " Lei! " Adam capì al volo. "Oh cazzo," gli sfuggì. "Stai dicendo the one and the only? " "Esatto, proprio lei," confermai avvinghiandomi al suo braccio. "E' quella con il vestito rosso, là, in fondo alla fila.. la vedi? E tra un attimo si farà firmare il libro. Adam, non deve assolutamente parlare con tuo fratello, chiaro? Dobbiamo impedirglielo." "Okay," disse Adam. "Allora andiamo ai nostri posti." Quando arrivò il turno di Aurélie Bredin e lei posò la sua copia del libro sul tavolo dietro cui sedeva Robert Miller, fiancheggiato da me e da Adam, mi vennero le p

Perle dai libri #124

Bravo, bastardo. Il pubblico in studio esplode in un applauso spellamani. Ingollo una sosata profumata di torba compiacendomi del mio lavoro. Sono pronta a scommettere che mai Mantegna telefonerà a me o a Enrico per farmi avere i suoi ringraziamenti, ma mi basta sapere che per l'ennesima volta ho svolto alla grande il mio compito. E soprattutto che tutto ciò farà mucchio per poter chiedere un aumento a Enrico. Il cui nome, manco l'avessi evocato, appare giusto in quel momento sul display del mio cellulare. Non rispondo, perché Enrico deve imparare a non rompermi le palle di sabato sera e poi perché tanto starà chiamando solo per commentare l'intervista, che anche lui avrà sicuramente appena visto. Solo che dopo un minuto il telefono riprende a ronzare. «Cosa c'è?» rispondo. «Enrico, è sabato sera.» «Non  fare finta di avere una vita sociale con me», dice Enrico, e io potrei offendermi, se solo - indovina indovinello - me ne fregasse qualcosa. «Ho un lavoro

Perle dai libri #123

Thomas lanciò un'occhiata a Chuck, che sembrava pallido quanto Newt. «Newt non lo sta dicendo,» disse il ragazzo «quindi lo farò io. Se non tornano, significa che sono morti. Minho è troppo in gamba per perdersi. E' impossibile. Sono morti.» Newt non disse nulla e Chuck si voltò e prese a camminare verso il Casolare, a testa bassa. Morti?, pensò Thomas. La situazione si era fatta tanto pesante che non sapeva come reagire, sentiva una specie di fitta di vuoto al cuore. «Quel pive ha ragione» disse Newt, solenne. «E' per questo che non possiamo uscire. Non possiamo permetterci di rendere le cose peggio di come sono già, cacchio.» Posò una mano sulla spalla di Thomas, ma poi se la lasciò cadere lungo il fianco. Le lacrime salirono a bagnare gli occhi di Newt e Thomas fu certo che persino nella stanza buia dei ricordi rinchiusi nella sua mente, al di fuori della sua portata, non esistesse memoria di aver visto una persona tanto triste. L'oscurità crescente del tramo

Perle dai libri #122

Entrarono nella villa. L'odore di mobili vecchi e di polvere invadeva il naso con dolcezza. Nella stanza da letto della signora il commissario sfilò dal cartoccio gli oggetti procurati da Piras, e li sistemò uno ad uno ricostruendo la situazione originale. Fece vedere a Piras come aveva trovato la donna, mimandogli la posizione del cadavere con le mani sulla gola, poi andò a sedersi e accese una sigaretta. «Facciamo un gioco, Piras. Fai finta di sapere con sicurezza che sia un omicidio, ma che i risultati dell'autopsia diano per certo che la causa della morte è un violento attacco di asma. La domanda è questa: come ha fatto l'assassino a uccidere la signora?» Piras fece un sorrisetto. «Una cosa posso dirgliela subito, commissario.» «Dilla.» «E' sicuro di aver rimesso tutto com'era?» «Più che sicuro.» Il commissario Bordelli Marco Vichi Giudizio: 😐

Perle dai libri #121

Voltò la testa di lato ed incontrò gli occhi spalancati di Mike. «Perché ti sei ucciso?» boccheggiò togliendosi gli occhialoni spruzzati di rosso. James lo fissò, ignorando i soldati della squadra rossa che  li superavano in cerca degli avversari rimasti. Deglutì. «Non posso vivere senza il mio ragazzo?» Mike si bloccò, ma solo per un secondo. «Abbastanza drammatico, suppongo. Andiamocene da qui, se abbiamo finito.» James si mise in piedi per primo. «Non ti sei fatto male, vero?» chiese giusto per controllare. Dopotutto, Mike aveva dato la sua falsa vita per lui; James ancora non riusciva ad assimilare la cosa. «Nah.» Mike si strofinò la fronte mentre si alzava. «Niente da danneggiare qui dentro, giusto?» sbuffò dandosi un colpetto in testa con  le nocche. James deglutì e raccolse il fucile. «Grazie di avermi salvato, però.. non sei deluso? Pareva che ti stessi divertendo.» Mike si strinse nelle spalle e gli fece strada con passo lento e costante. «Avrei preferito vincere