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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

Perle dai libri #155

Venerdì 23 febbraio. ore 16:30 Tre pareti e una montagna: il mondo finiva lì. Qualche cassa, un tavolo e una panca. Era la luce a farla sentire sicura. Le ombre si erano ritirate negli angoli e non facevano più paura, no: erano gentili e benevole. Aveva mangiato tutti i biscotti al cioccolato che erano sul bancone e adesso aveva un po' sete, ma non c'era niente da bere. Se solo papà fosse tornato. Pensò alla gita in montagna e alla motoslitta che era andato a prendere. Non aveva paura, quando guidava papà. Lui la faceva sedere davanti e la teneva stretta tra le braccia, con le mani sul manubrio. Una volta l'aveva perfino lasciata guidare. Ma siccome la motoslitta era pesante e curvare era difficile, poteva guidare solo quando c'erano pezzi dritti. Si domandò se rimettersi la tuta. Cominciava a fare un po' freddo. E poi così sarebbe stata pronta quando papà fosse tornato a prenderla. Fuori c'era la galleria. Aprì piano piano la porta e sbirciò di là.

J&J - Simon Curtis Flesh

This is not the way into my heart, into my head  Into my brain, into none of the above  This is just my way of unleashing the feelings deep inside of me  This spark of black that I seem to love  We can get a little crazy just for fun, just for fun  Don't even try to hold it back  Just let go  Tie me up and take me over till you're done  Till I'm done  You've got me fiendin' and I'm ready to blow  Push up to my body, sink your teeth into my Flesh  Get undressed, taste the flesh  Bite into me harder, sink your teeth into my Flesh  Pass the test, taste the flesh  Hold me up against the wall  Give it till I beg, give me some more  Make me bleed, I like it rough  Like it rough; rough; rough!  Push up to my body, sink your teeth into my Flesh  Hold my hands above my head  And push my face into the bed  Cause I'm a screamer baby, make me a mute  You put your hand upon my neck and f

Perle dai libri #154

Zsadist scosse la testa al ricordo delle ore silenziose che erano seguite. Lui e Phury avevano passato quasi tutto il tempo ad osservarsi, semplicemente. Erano entrambi in condizioni pietose, ma tra loro Phury era il più forte, malgrado gli mancasse una gamba. Con delle alghe e dei pezzi di legno gettati a riva dalle onde aveva messo insieme una zattera di fortuna che non garantiva nessuna stabilità. Quando il sole era tramontato, l'avevano trascinata nell'oceano galleggiando lungo la costa, verso la libertà. La libertà. Sì, come no.  Lui non era libero; non lo era mai stato. Tutti gli anni perduti non lo avevano mai abbandonato, la rabbia per ciò che gli era stato sottratto e per ciò che aveva subito era più viva che mai, più di quanto non fosse vivo lui stesso. Risentì Bella che gli diceva di amarlo. E gli venne voglia di mettersi a urlare. Invece riprese il cammino verso la Tana. Non aveva niente da darle, niente degno di lei, a parte la vendetta, perciò tanto vale