Gabriele gli corse incontro, cercando di afferrarlo per il collo, quando un fulmine gli consentì di nuovo di distinguerne la sagoma. Lo sconosciuto teneva stretta tra le braccia la sua cherubina e, quando Gabriele percepì il forte odore alcolico del cloroformio, capì immediatamente cosa stava succedendo. Per qualche ragione, quell'uomo non era riuscito a stordirla, come certamente aveva pensato di fare. E adesso era troppo tardi, poiché la stretta di Gabriele si chiuse sulla sua gola e la cherubina cadde a terra. Juliette atterrò su un fianco e Gabe sentì l'aria uscirle dai polmoni. Scivolò appena sulle assi di legno e poi riuscì a rialzarsi in piedi. «Esci subito di qui!» le gridò Gabriele a denti stretti, mentre lottava con l'Adariano. L'arcangelo riconobbe la sensazione che quell'uomo gli suscitava. Lottare contro un Adariano era come battersi contro una scarica di energia. L'elettricità degli arcangeli e quella degli Adariani si comportavano come ioni ...
"Nel mio mondo, le grandi speranze vivevano soltanto fra le pagine di un libro."