Quella sorta di gioco e lotta in acqua aveva finito per legarli insieme, contro le mattonelle lisce e fresche della piscina. Rimasero immobili, i corpi caldi vicini, i muscoli tesi, come se quel contatto non fosse abbastanza, anelanti a qualcosa di più intimo, che oltrepassasse la pelle e poi la carne, per fonderli in un solo essere. I respiri ansanti danzavano davanti alle bocche che si sfioravano, tormentando le rispettive labbra in un richiamo carnale che nessuno dei due avrebbe potuto ignorare troppo a lungo. L’acqua tiepida gli lambiva la base del collo, solleticando la nuca come dita invisibili. Ma era la profondità e l’intensità di quelle iridi spietatamente belle, dal colore del miele caldo, a fargli correre una scia di brividi bollenti lungo la schiena, rendendolo totalmente incapace di distogliere lo sguardo, come fosse suo prigioniero. E, in un certo senso, lo era. Il ritmo incalzante della musica rimbalzava da una parete all’altra, diffondendosi a volume e
Lei era diversa. Era questa la verità. Diversa negli occhi, diversa nelle mani e nella bocca. Diversa. Non era del loro mondo, anche se era nata lì come lui, anche se aveva respirato la stessa aria e mangiato lo stesso pane, anche se quando veniva la festa metteva l'abito bello e si attaccava al suo braccio e lui si credeva il re del mondo. Lei era diversa. Quando gli aveva detto, proprio lì, mentre guardavano salpare un piroscafo, che sarebbe andata via, ma via da lui, lui era morto. Aveva sentito il sangue fermarsi, e se non aveva parlato, se non aveva urlato la propria disperazione, era perché non voleva tagliare il filo che li teneva legati. Perché l'amore, pensò, guardando una donna prendere in braccio il figlioletto che non ce la faceva a salire da solo, è un germe. Una malattia che nasce da un seme minuscolo e si annida in un punto preciso. In fondo al cuore. In fondo al tuo cuore - Inferno per il commissario Ricciardi Maurizio de Giovanni Giud