C'erano corse, sussurri nell'oscurità, tintinnii e fischi di bombolette, odore di pittura fresca, centinaia di macchie rosse che sgocciolavano dai muri come sangue sulla neve. A diversi incroci vidi passare lampi di luci della polizia e sentii sirene che laceravano l'aria gelida. Tutto il centro sembrava sul piede di guerra, devastato da una turba di vagabondi rapidi e clandestini, commando senza volto che si lasciavano alle spalle una scia implacabile di cuori rossi di tutte le dimensioni, in via Mazzini, sulla chiesa di Santa Maria della Scala, su quella di San Tomio, nella via della casa di Giulietta, sulla statua di Dante a piazza dei Signori, su palazzo Maffei, sulla colonna del leone di Venezia. Quel bombing sistematico della città non rispettava niente. Quando arrivai a piazza delle Erbe, che in quel momento stavano occupando i carabinieri - c'erano reparti antisommossa con caschi e manganelli, e gruppi di writers bloccati con le mani al muro e zainetti con bombolette di pittura sparsi a terra - vidi che, in qualche incomprensibile maniera, qualcuno - poi avrei saputo che era Sniper in persona - era riuscito ad accedere alla Torre Lamberti, sul tetto del Municipio, e a dipingere sulla sua base, ben visibile da sotto e adesso illuminato come un'installazione ultramoderna dai lampi intermittenti della auto della polizia, un enorme e provocatorio cuore rosso con effetti tridimensionali e la scritta: Vomito sul vostro sporco cuore.
Il cecchino paziente
Arturo Peréz-Reverte
Giudizio: 😊
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