Arrivo alla porta del suo ufficio passando di fronte ad una stupita Tamara. Dimenticavo, sono in territorio nemico e vedermi entrare qui dentro è un fatto inusuale. Busso con decisione e senza attendere risposta entro nella stanza.
Certe abitudini non vanno cambiate.
L'ufficio di Ian è una copia del mio, fatta eccezione per la scrivania che è di certo antica e di inestimabile valore. Deve essersela portata da casa.
E' al telefono e il mio ingresso a sorpresa lo irrita. Non è una novità, ma oggi le piccole certezze fanno bene al mio umore.
Con una mano copre la cornetta mentre mi dice: «La prossima volta non bussare neanche, ti prego».
Io lo guardo con aria sorpresa, come se non comprendessi affatto il messaggio, e mi siedo senza troppa grazia sulla poltrona di pelle.
«Posso richiamarti?», dice veloce al telefono sorridendo acido.
Bene, quello di cui avevo bisogno, perché non voglio dover pensare al bacio e alle sensazioni che ha scatenato in me. Molto meglio concentrarsi su emozioni più utili, come la rabbia, per l'appunto.
Lui saluta e riattacca brusco. Il solito esagerato.
«Volevi parlarmi?», gli chiedo con la massima innocenza, decisa a non farmi toccare dal suo atteggiamento.
Per un secondo mi sembra quasi che Ian sia tentato di sbattermi fuori dall'ufficio, ma evidentemente, almeno per oggi, la ragione avrà la meglio sui suoi desideri.
«Non desideravo affatto parlarti, ma purtroppo ne avevo necessità».
Ecco un discorso e un tono che mi rassicurano. E' chiaro che tra noi c'è stato un rapporto un po' troppo amichevole nei giorni scorsi. Almeno per i miei gusti.
«Allora, avevi necessità di parlarmi?», riformulo la domanda per nulla colpita dal tono.
«Sì. Colin te l'ha già detto?», si informa freddo.
«Oggi non l'ho ancora incrociato Colin», gli riferisco.
Ian ha uno sguardo abbastanza abbattuto. «Certo, mandiamo pure il messaggero a farsi trucidare dalle truppe nemiche... », borbotta.
«Suvvia, non sono sempre così assetata di sangue», mi difendo.
«Se il voodoo fosse ancora di moda sarei morto da tempo».
Non smentisco e mi limito a sorridere. Mi sto sentendo così bene in questa solita routine litigiosa che farei quasi un balletto per la gioia.
Ti prego lasciati odiare
Anna Premoli
Anna Premoli
Giudizio: 😊
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