Per Aki il loro modo di pensare, il loro modo di vivere, rappresentavano un ideale a cui aspirare, una specie di utopia. Una speranza. Un motivo per continuare a vivere con una malattia che lentamente la divorava.
«Loro credono che tutto ciò che si trova sulla Terra abbia un motivo per esistere» aveva detto Aki una volta. «Ogni cosa nell'universo ha uno scopo, non esistono mutazioni improvvise o imprevisti. A noi sembrano imprevisti solo perché non li comprendiamo. In pratica, all'uomo manca l'intelligenza per concepirli».
«Chissà se c'è un motivo per spiegare perché un neonato nasce anencefalo» le avevo chiesto.
«E cosa sarebbe?»
«Un bambino nato senza cervello. Oggi si sta pensando di trapiantare il loro cuore a neonati affetti da gravi problemi cardiaci. Ecco trovato un senso anche per questo, giusto?»
«Mi sembra che le cose stiano in un modo un po' diverso. Comprendere non significa mica utilizzare».
Il viso di Aki era pallidissimo. L'anemia si stava aggravando. Come al solito le facevano delle trasfusioni e lei era rimasta quasi senza capelli.
«Pensi che ci sia una spiegazione anche per la morte di una persona?» le chiesi.
«Penso di sì».
«Se davvero c'è una ragione, uno scopo, come mai facciamo di tutto per evitarla?»
«Perché noi non siamo ancora in grado di comprendere, ecco perché».
«Una volta abbiamo parlato del paradiso: non avevi detto che non credevi nell'altro mondo?»
«Mi ricordo».
«Se la morte ha un senso, per essere coerenti dovrebbero esistere anche l'aldilà e il paradiso, no?»
«Perché?»
«Perché con la morte tutto finisce, e se non c'è un dopo allora non può essere che morire abbia un senso».
Aki guardò fuori dalla finestra e rifletté sulle mie parole. La rocca bianca faceva capolino fra gli alberi della collina su cui volteggiavano nugoli di nibbi.
All'improvviso Aki aprì la bocca. Parlava come se scegliesse le parole una a una. «Vedi, io penso che in ciò che c'è ora ci sia tutto. C'è tutto e non manca nulla. Per questo non vedo il bisogno di pregare un dio o di cercare l'aldilà o il paradiso: c'è già tutto. La cosa più importante è rendersene conto». Si fermò un momento. «Quello che non esiste adesso, qui, non ci sarà nemmeno dopo la morte. Quello che c'è qui e adesso, invece, continuerà ad esserci anche dopo. Non riesco a spiegarmi bene».
Continuai io: «L'amore che provo per te è qualcosa che c'è qui e adesso, e continuerà ad esserci anche dopo la morte, ecco».
«Esatto» annuì lei. «Era quello che volevo dire. Ecco perché non c'è da essere tristi o da avere paura».
Gridare amore dal centro del mondo
Kyoichi Katayama
Giudizio: 😊💚
Ma è una perla bellissima!
RispondiEliminaMi sa tanto che cercherò di legegre anche il libro.
Il libro è effettivamente bello anche se parecchio triste!
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