Quasi gli avesse letto nel pensiero, tendendogli la tazza con il caffè Britta gli chiese: «Hai avuto una vita felice, Axel?»
La domanda racchiudeva in sé tante dimensioni, tanti strati, e lui non sapeva come rispondere. Si rivide davanti Erik e i suoi amici, nella biblioteca della casa paterna, spensierati e senza una preoccupazione al mondo. Elsy, con il suo sorriso mite e i suoi modi gentili. Frans, che pareva saltellare sull'orlo di un vulcano ma che allo stesso tempo trasmetteva un senso di fragilità e vulnerabilità. Britta, così diversa adesso da quella di allora, che aveva portato la propria bellezza come uno scudo e che lui aveva giudicato un guscio vuoto, senza un contenuto di un qualche valore. E forse era così, ma gli anni avevano riempito quel guscio e ora aveva l'impressione che da Britta emanasse una luce interiore. Infine, Erik. Il pensiero di suo fratello era così doloroso che il cervello cercava di respingerlo. Ma, lì seduto nel soggiorno di Britta, Axel si costrinse a ricordarlo com'era allora, prima dei tempi difficili. Seduto con i piedi sulla scrivania del padre. I capelli scuri sempre un po' spettinati e quell'aria di uno che si trovi tra le nuvole che contribuiva a farlo sembrare più grande di quanto non fosse. Erik. Adorato Erik.
Axel si rese conto che Britta aspettava una risposta e si costrinse a staccarsi dall'"allora" e a cercarla nell"adesso", ma come sempre passato e presente risultavano fittamente intrecciati e i sessant'anni trascorsi si fusero nel ricordo in una mescolanza di persone, incontri e eventi. La mano che stringeva la tazza tremò e alla fine Axel disse: «Non lo so. Penso di sì. Felice quanto meritavo.»
Il bambino segreto
Camilla Läckberg
Giudizio: 😊💗
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