Lui sollevò pigro una di quelle sue braccia muscolose e si
passò una mano tra i capelli lunghi. Pareva il ritratto vivente di un uomo
rilassato e senza alcuna preoccupazione. «Oh, bentornata», la salutò con una
certa soddisfazione, notando il suo volto costernato.
«Hai fatto acquisti?», gli chiese, indicando lo schermo
gigante appeso alla sua parete.
«Bello, vero?», osservò con un sorriso a trentadue denti.
Cercò di nascondere tutto l’orgoglio che provava per averle
giocato un simile tiro mancino, ma fallì miseramente.
Sara alzò gli occhi al cielo. «Mi vuoi spiegare perché ti
ostini a spendere soldi che sostieni non bastarti mai per sciocchezze come un
televisore nuovo? In casa mia?», domandò alzando la voce. Si considerava una
donna ragionevole, ma la convivenza forzata e i suoi assurdi giochetti stavano
iniziando a logorarla. E non poco.
Ethan non fece caso alla sua rabbia e si mise seduto per
farle posto sul divano. Lei rimase però in piedi, limitandosi ad appoggiare la
pesante ventiquattrore alla parete.
«Ho sofferto fin troppo con quel tuo televisorino», si
giustificò Ethan dopo un prolungato silenzio.
«Non era piccolo, era quasi un trenta pollici», gli fece
presente, seccata per non essere stata affatto interpellata. Di quel passo
avrebbe pian piano cambiato ogni pezzo della casa che non fosse di suo
gradimento. E Sara immaginò che ce ne fossero parecchi.
«Appunto. Questo è un ottanta pollici. E tu non dovresti
sentirti offesa. Dovresti, anzi, fare i salti di gioia ed escogitare un bel
gesto per ricambiare tutti i pensieri gentili che sto avendo ultimamente per
te. Quasi non mi riconosco più.. », ridacchiò con evidente sarcasmo.
«Quanto te ne andrai, e spero davvero molto presto, questo affare
andrà via con te. Chiaro?». Il televisore era così grande, paragonato alla
dimensione della sala, che Sara non riusciva ad avere una visione d’insieme.
Poteva scorgere solo i dettagli. Era probabile che durante un primo piano si
potesse contare il numero dei pori sulla faccia di un attore. Inutile
specificare che la prospettiva non la riempisse di gioia.
«E rinunciare alla possibilità di corromperti con i regali?»
«Questi non sono affatto regali, ma solo cose che servono a
te», gli fece notare. Lui parve rifletterci un attimo e sorrise.
«Poco male…», cercò di liquidarla, tornando a concentrarsi
sulla partita. Ma Sara non dava segni di volersi togliere di mezzo. «Ti spiace
spostarti? Non sei affatto trasparente», le chiese sereno.
Lei incrociò le braccia al petto. «Pensa un po’, potrei dire
la stessa cosa di te. Cos’è questa storia che adesso giri per casa in boxer?»,
gli chiese, cercando di non arrossire mentre rimarcava la sua nudità.
Tutti i difetti che amo di te
Anna Premoli
Giudizio: 😊
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