Quando lui estrasse la pistola, Giorgi e suo padre rimasero
come paralizzati. La puntò dritta sopra il tavolo e sparò. L’esplosione fu
breve e secca. Il corpo del padre di Giorgi sobbalzò, e le gambe della sua
sedia raschiarono il pavimento. Il padre di Giorgi chinò la testa e fissò il
buco nel tovagliolo che pendeva dal suo
petto. Poi il tovagliolo fu aspirato dal suo petto, mentre il sangue si
allargava come un fiore rosso su un pezzo di stoffa bianco.
«Guardami» disse lui a voce alta, e il padre di Giorgi
automaticamente alzò la testa.
Il secondo colpo fece un piccolo buco nero in mezzo alla
fronte, poi la testa cadde in avanti e sbatté sulla palacinka con un suono
smorzato.
Lui si girò verso Giorgi che lo fissava con gli occhi
spalancati e la bocca aperta. Una riga rossa gli correva lungo la guancia. Gli
ci volle un secondo prima di capire che era la marmellata della palacinka
schizzata dal piatto del padre.
Rimise la pistola in tasca e si alzò.
«Devi uccidere anche me, Serg.»
«Non ho nessun conto da regolare con te.» Lasciò il
soggiorno e si avviò verso la porta.
Giorgi lo seguì.
«Se non mi uccidi adesso, mi vendicherò! Ti troverò e ti
ucciderò!»
«E come farai a trovarmi, Giorgi?»
«Non puoi nasconderti. So chi sei.»
«Veramente? Pensi che sia veramente Serg? Ma Serg Dolac
aveva i capelli rossi ed era più alto di me. E io non sono molto bravo a
correre, Giorgi. Ma rallegrati di non avermi riconosciuto, Giorgi. Vuol dire
che posso lasciarti vivere.»
Poi si chinò in avanti e lo baciò sulla bocca, aprì la porta
e se ne andò.
I giornali parlarono dell’omicidio, ma nessuno cercò l’assassino.
E tre mesi più tardi, la madre di Serg Dolac raccontò alla polizia che un
croato era andato da lei e le aveva chiesto informazioni. L’uomo non poteva
pagare molto, ma aveva messo insieme un po’ di soldi grazie ai suoi parenti. Aveva
scoperto che un serbo che aveva torturato suo fratello durante la guerra viveva
nel quartiere. E qualcuno aveva detto qualcosa su una persona che chiamavano “il
Piccolo Redentore”.
La ragazza senza volto
Jo Nesbø
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