All’una e cinque, Bjarne Møller, Tom Waaler, Beate Lønn e Ståle
Aune erano seduti su sedie prese in prestito, silenziosi come topi nell’ufficio
che Harry e Halvorsen condividevano. Harry era sul bordo della scrivania.
«E’ un codice» disse Harry. «Un vecchio e semplice codice.
Un comune denominatore che avremmo dovuto vedere da tempo. Era più che ovvio.
Un codice, una cifra.»
Tutti i presenti lo fissarono.
«Cinque» disse Harry.
« Cinque?»
«La cifra è cinque.»
Harry guardo i quattro volti pieni di attesa.
Allora successe quello che – sempre più spesso – gli succedeva
dopo un lungo periodo i bevute. Senza alcun preavviso la terra sparì da sotto i
suoi piedi. Ebbe la sensazione di cadere e la realtà si girò su se stessa. I quattro
seduti davanti a lui nel suo ufficio non erano colleghi, non esistevano casi di
omicidio, non era una bella giornata d’estate a Oslo, due persone di nome Rakel
e Oleg non erano mai esistite. Poi la terra tornò sotto i suoi piedi. Ma Harry
sapeva che il breve attacco di panico sarebbe tornato, rimaneva appeso alla
realtà soltanto con la punta delle dita.
Harry portò la tazza di caffè alle labbra e bevve lentamente
cercando di concentrarsi.
Decise che quando avrebbe udito il rumore della tazza che
toccava il ripiano della scrivania, sarebbe tornato alla realtà.
Posò la tazza.
«Prima domanda» disse Harry. «L’assassino ha marcato tutte
le vittime con dei diamanti. Quante punte hanno?»
«Cinque» disse Møller.
«Seconda domanda. L’assassino ha anche amputato un dito
della mano sinistra a ciascuna vittima. Quante dita ha una mano? Terza domanda.
Gli omicidi e la scomparsa di Lisbeth Barli sono avvenuti in tre settimane
successive, rispettivamente di venerdì, mercoledì e lunedì. Ma a quanti giorni
di distanza?»
Ci fu un attimo di silenzio.
«Cinque» disse Waaler.
«E a che ora?»
Aune si schiarì la gola. «Alle 17.00.»
«Quinta e ultima domanda. Le vittime sono state scelte a
indirizzi apparentemente casuali, ma i luoghi hanno qualcosa in comune. Beate?»
Beate fece una smorfia. «Cinque.»
Tutti e quattro fissarono Harry con uno sguardo vuoto.
«Oh merda…» esplose Beate, arrossendo. «Scusate, volevo dire…
quinto piano. Tutte le vittime abitavano al quinto piano.»
La stella del diavolo
Jo Nesbø
Giudizio: 😊💓
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