Il posto risultò essere la statua di Alice nel paese delle meraviglie a Central Park, che come Amy mi aveva raccontato - me l'aveva detto, era sicura di avermelo ripetuto molte volte - da bambina non mancava mai di infonderle allegria. Non ricordavo che me ne avesse parlato. Sono sincero, non lo ricordavo affatto. Soffro di un leggero deficit dell'attenzione, e ho sempre trovato mia moglie abbacinante, nel senso letterale del termine: la sua intensità e la sua brillantezza mi confondono la vista, annebbiano le mie facoltà. Mi bastava esserle vicino e sentirla parlare, non sempre badavo a quel che diceva. Avrei dovuto, però non ci riuscivo. Ora della fine della giornata e dello scambio dei regali veri e propri - che la tradizione impone siano fatti di carta allo scadere del primo anno di matrimonio - Amy non mi parlava più. «Ti amo, Amy, lo sai che ti amo» le ripetevo, seguendola tra i turisti piantati in mezzo al marciapiede, ignari e con l'espressione imbambolat...
"Nel mio mondo, le grandi speranze vivevano soltanto fra le pagine di un libro."