Si potrebbe pensare che un Guardiano, con la sua capacità di mutare forma, di trasformare in granito la propria pelle e di guarire in fretta, non sarebbe rimasto pietrificato nel salire a bordo di un'auto.
Ma Dez aveva tutta l'aria di uno che stava per sentirsi male.
Aveva entrambe le mani puntate sul cruscotto mentre guardava fuori dal finestrino del SUV.
«Destra! Gira il volante a destra!»
Girai a destra e l’auto curvò di colpo, le gomme sobbalzavano sul terreno irrgolare del ciglio della strada. «Scusa.»
«Forse non era il caso di prendere il SUV» borbottò lui.
Io ridacchiai.
Per sei ore eravamo saliti e scesi dall’auto scambiandoci di posto, mentre Dez cercava di insegnarmi a guidare. Avevamo cominciato davanti alla villa, provando a far muovere dolcemente il SUV attorno alla rotonda e poi lungo il vialetto, avanti e indietro. Avevamo attirato l’attenzione dei maschi di casa ed erano partite parecchie battutacce all’indirizzo di Dez. Lui l’aveva presa sul ridere, fino al momento in cui aveva ritenuto che fossi pronta a guidare il SUV su una delle tante stradine secondarie e poco trafficate del circondario. Avevamo mangiato un boccone per pranzo e poi ci eravamo messi in strada, ed era stato allora che il vero divertimento era cominciato.
Guidare non era poi così difficile, mi resi conto.
Raddrizzai il volante e sorrisi mentre Dez appoggiava la schiena al sedile, le gambe allungate in avanti, come se stesse premendo un freno immaginario. «Non è poi così male.»
Lui mi guardò il tralice. «Non sarà il caso di sollevare un po’ il piede dall’acceleratore?»
Abbassai lo sguardo sul tachimetro. Spingendo l'auto a cento all'ora, rafforzai la presa sul volante mentre il mio sorriso si allargava fino a raggiungere proporzioni epiche. Gli alberi diventarono una macchia indistinta su entrambi i lati della carreggiata mentre schiacciavo l'acceleratore, toccando i centodieci.
Dez si aggrappò alla maniglia della portiera. «Ricorda, mani ore nove e ore tre.»
«Non era dieci e due?»
«No.» Lui prese un respiro. «Curva. Curva in arrivo. Rallenta. Curva!»
Io corressi la posizione delle mani e diminuii la pressione sull’acceleratore, ma il cuore mi balzò nel petto mentre il SUV viaggiava a cavallo della linea di mezzeria. Con il finestrino abbassato, il vento mi soffiava tra i capelli e sulla pelle. «E’ come volare.»
«Tranne per il fatto che siamo in una scatoletta di latta di parecchi quintali» mormorò lui.
Ridendo, accelerai a tavoletta sul rettilineo e un senso di vertigine mi travolse. Guidare non era niente di straordinario per molti Guardiani – non dopo aver preso la patente, quando diventava un modo come un altro per spostarsi dal punto A al punto B - ma c’era qualcosa di liberatorio nelle gomme che macinavano chilometri, nel viaggiare alla stessa velocità a cui si poteva volare. Mi stavo allontanando da casa. Stavo fuggendo.
Dolce come il miele
Jennifer L. Armentrout
Giudizio: 😊
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